Descrizione
Secondo gli studi condotti da Albert J. Ammerman la piana di Curinga risultava abitata già nel Neolitico antico.
Una campagna di scavo ha consentito di individuare resti specifici di un insediamento di capanne preistoriche, un focolare circolare, resti di intonaco di strutture abitative, di strumenti litici, ceramiche con decorazioni impresse, accette e fusaiole.
Una comunità, cronologicamente riferibile ad una fase evoluta del Neolitico antico, che sfruttava le risorse agricole ed era insediata in località Prato S. Irene lungo la via dell’ossidiana dalle Isole Eolie verso le regioni adriatiche.
Nella piana di Acconia sono ben 75 i siti di età preistorica.
Nel periodo magno-greco Curinga è Laconia, nucleo urbano a metà strada tra le città greche di Hipponion e Temesa. Assieme all’odierna Acconia (anticamente Laconia e dunque probabile richiamo della regione greca oggi corrispondente al Peloponneso sudorientale) molti dei toponimi esistenti sono di chiara derivazione ellenistica.
Suggestive ed affascinanti sono le Terme Romane, anche per il loro stato di conservazione in alzato. Si tratta di un monumento, risalente al I secolo d.C., che sorge nella piana alluvionale formata dalle foci dei diumi Amato ed Angitola ed era presumibilmente collegato ad una villa padronale.
L’insicurezza delle coste, l'impaludamento delle pianure, le frequenti incursioni saracene, spinsero molti nuclei di abitanti a trovare riparo in collina formando i borghi che oggi caratterizzano il profilo dell’intera regione.
Testimonianza monumentale di questo lungo periodo è il sistema difensivo sulla costa (Torre Mezza Praja, il forte di Torre Mezza Praja, la Torre di Laconia).
La Torre di Laconia, in particolare, è ricompresa nel perimetro di un grande palazzo con annessa chiesa.
L’edificio appartenne alla Regina Sancia, figlia del Re Alfonso II e sposa di Goffredo Borgia.
La regina a sua volta lo donò a Goffredo Marzano nel 1331. Il palazzo fu anche proprietà degli Angiò.
Di particolare rilievo storico ed archeologico il Monastero di S. Elia, edificio risalente all’anno mille.
Il complesso architettonico, situato in località Corda su un suggestivo pianoro che guarda l’intero Golgo di S. Eufemia, comprende i resti del “Sancta Sanctorum”, un vano a pianta quadrata chiuso da una cupola in buono stato di conservazione.
Ancora visibili i resti della navata e dell’antico cenobio.
Il monastero, prima Basiliano, passò ai Carmelitani nel 1632 ed essendo diventato eremo prima dell’arrivo dei carmelitani, si configura come un unicum per i resti della chiesa munita di una notevole abside sormontata da una cupola in pietra, con evidenti richiami all’architettura armena.
Gli scavi del 1991 hanno permesso di individuare all’interno del complesso la cella del priore, il corridoio centrale e il cellare. Tra gli altri locali è venuta alla luce, al piano terra, la Cappella di S. Elia.
Collegato al Monastero, per vicinanza e richiamo sostanziale, il millenario Platano della specie orientalis .
Alto 30,5 metri e con una circonferenza di 14,75 metri è il Platano più largo e più vecchio d'Italia, con un tronco completamente cavo e un’apertura larga più di 3 metri.
Nel 2021 si è aggiudicato il secondo posto al concorso europeo Tree Of The Year.
Nel centro storico di Curinga di particolare valore la Chiesa dell’Immacolata, il Santuario di Maria SS del Carmelo, la Chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Andrea Apostolo.
Poco fuori il centro abitato si trova invece la Chiesa di Maria SS delle Grazie, Santuario fondato dagli Agostiniani nel 1532 con un annesso romitorio.